Lungo i sentieri potrete incontrare oltre a orchidee selvatiche, gigli, fioriture di montagna caprioli e cervi, castagnete secolari tuttora curate e in produzione.
Il castagno è stato per lungo tempo una delle colture principali per l’economia delle zone appenniniche: i frutti di questa pianta costituivano un importante fonte di sostentamento per le popolazioni locali. A partire dagli anni ’20 del Novecento, il progressivo abbandono della montagna e i cambiamenti delle abitudini alimentari hanno causato una drastica contrazione della produzione di castagne, che ha raggiunto l’apice nei primi anni del dopoguerra. Negli ultimi anni si è tuttavia riscontrato un rinnovato interesse per la coltura del castagno, particolarmente diffusa sull’Appennino modenese e nel territorio di Montese.
Un tempo le castagne e la farina derivata erano i principali ingredienti della tipica cucina montanara, ma ancora oggi rivestono un ruolo importante nella gastronomia dell’Appennino. La castagna, oltre a possedere un alto contenuto calorico, è ricca di sali minerali e vitamine. Nei castagneti, inoltre, non si effettuano concimazioni e trattamenti chimici. La stessa conservazione viene svolta con metodi assolutamente naturali: quello più comune consiste ancora nel mettere a bagno le castagne appena raccolte in recipienti di acqua fredda, dove si lasciano riposare per alcuni giorni. Successivamente i frutti vengono tenuti in luoghi freschi e asciutti, a una temperatura di circa due gradi.